Milano, primi anni '80. Nello è un sindacalista dalle idee troppo avanzate  per il suo tempo. Ritenuto scomodo all'interno del sindacato viene allontanato  e "retrocesso" al ruolo di direttore della Cooperativa 180,  un'associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in  (inutili) attività assistenziali. Trovandosi a stretto contatto con i suoi  nuovi dipendenti e scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di  umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra. Andando contro lo  scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato  i soci della Cooperativa con un'attività innovativa e produttiva. 
  "La follia è una condizione umana" dichiarava Basaglia, psichiatra.  "In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è  che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la  follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in  malattia allo scopo di eliminarla". 
                                          
                                          Prima dell'introduzione in Italia  della "legge 180/78", detta anche legge Basaglia, i manicomi erano  spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di  ogni tipo, dall'elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui  venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s'incarica di raccontare un  mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito e ritrito della  follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad  accoglierne gli adepti. 
                                        Il regista evita accuratamente  qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza  spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico,  letiziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso  tempo fa riflettere.
                                          Se Pippo Delbono nel documentario Grido mostrava una via alternativa alla pazzia attraverso  il teatro, Manfredonia tramuta episodi reali - e nello specifico la storia  della Cooperativa Sociale Noncello - in fiction, trattando con la dovuta discrezione un argomento tanto  delicato che appartiene alla storia dell'Italia, nel rispetto di chi convive  con l'infermità mentale e di chi ci lavora. La sceneggiatura scritta a quattro  mani insieme all'autore del soggetto Fabio Bonifacci non ha falle e permette agli attori di immergersi nella condizione dei  loro personaggi con grazia. Sebbene Claudio Bisio dia un'ottima prova recitativa nei panni di Nello, Si può fare è il frutto di un lavoro collettivo che  vede tutti gli interpreti (compreso il regista) impegnati a ricreare un  ambiente credibile nel quale far muovere a piccoli passi un ensemble di  "matti" talmente autentici da strappare un applauso.